Film e serie televisive si occupano di relazioni sentimentali e sessuali in ambiente ospedaliero da molti decenni, ottenendo peraltro un enorme successo di pubblico (qui un elenco dei Medical Drama più amati e avvincenti della storia della tv). Gli spettatori sono ormai abituati a torridi amplessi in sgabuzzini, baci furtivi in ambulanza o scenate di gelosia in corsia, a relazioni extraconiugali e non tra operatori sanitari che vanno avanti tra alti e bassi per mesi se non addirittura anni. È tutta finzione? Negli ospedali veri non succede nulla del genere? In realtà – sebbene naturalmente la fiction viva di estremizzazioni – la risposta è “Nì”. Un sondaggio a cura dell’azienda di mercato Robert Half Executive Search del 2015, riportato da Il Giornale, ha svelato che ben nel 61 per cento delle aziende italiane si consumano relazioni amorose tra dipendenti (peraltro scoraggiate solo dal 5 per cento dei datori di lavoro), e gli ospedali non fanno eccezione.
Alexandra Robbins, autrice del provocatorio saggio “The Nurses: A Year of Secrets, Drama, and Miracles with the Heroes of the Hospital”, afferma che il fenomeno è ancora più diffuso: “Facendo una sorta di sondaggio che certo non ha la pretesa di essere scientifico ma è molto interessante, ho chiesto a più di 100 infermiere se loro o colleghe avessero mai avuto una relazione sessuale con un medico, un infermiere o un altro collega. L’87 per cento ha detto di sì”.
È tra l’altro facile comprendere come si possano sviluppare relazioni sentimentali anche forti negli ospedali. Il personale lavora insieme in circostanze stressanti e si osserva a vicenda prendere decisioni e agire in situazioni che influiscono in modo decisivo sul destino dei pazienti. Lavorare bene insieme “in trincea” può trasformarsi con naturalezza in amicizia, in ammirazione, in attrazione fisica, in amore. Il sito di incontri britannico IllicitEncounters.com ha realizzato un sondaggio tra i suoi iscritti che lavorano in ospedale chiedendo i motivi che li hanno spinti ad avere relazioni extraconiugali sul posto di lavoro: ai primi tre posti si registrano “Essere amati” (in un ambiente percepito come “ostile”, in cui spesso con pazienti e pubblico c’è tensione o comunque dominano sentimenti negativi), “Troppa lontananza dalle famiglie e dal partner ufficiale” (orari di lavoro molto duri, turni notturni etc.) e “Consapevolezza della brevità della vita” (il contatto con la sofferenza e la morte farebbe emergere forti pulsioni vitalistiche).
Spiega a Vanity Fair Luca Pierleoni, sessuologo della Società Italiana di Sessuologia e Psicologia (Sisp): “È come se a lavoro ci fosse un cartello che dice: Non avere rapporti sessuali con i colleghi. Giocano il senso del proibito e l’idea, la maggior parte delle volte concreta, che ci si debba nascondere dagli altri colleghi per evitare di dar voce a chiacchiere e pettegolezzi controproducenti e discriminanti. Allo stesso modo, è proprio questo aspetto che determina la messa in gioco di strategie e risorse per nascondersi, facilitando l’aumento di adrenalina ed eccitazione. Poi naturalmente ci sono lavori in cui il sesso fra colleghi diventa più probabile. Alcuni ambienti professionali predispongono maggiormente a un contatto extraprofessionale. Un esempio sono quelle professioni in cui sono previsti turni notturni. Per infermieri e medici di turno, per citarne solo due, è di certo più facile che si instaurino relazioni sessuali (anche come possibilità di alleviare lo stress, la preoccupazione, l’ansia legata alle responsabilità), rispetto ad ambienti di lavoro che invece non implicano questo tipo di situazioni”.
Ho chiesto a più di 100 infermiere se loro o colleghe avessero mai avuto una relazione sessuale con un medico, un infermiere o un altro collega. L’87 per cento ha detto di sì.
Un fenomeno naturale, umano, che comunque riguarda la sfera personale e intima dei lavoratori. Ma in un contesto ospedaliero le varie fasi di una relazione possono distrarre i partner dalla cura del paziente e, se la relazione va in pezzi e si trasforma in rancore e ostilità, la cura del paziente peggiora ancora di più. I partner respinti cercano vendetta e i loro colleghi scelgono da che parte stare, diventando attori – come in una serie tv o in un film – di una vicenda che pone il paziente ancora più in un angolo. Inoltre – a seconda delle persone coinvolte e dei loro ruoli – possono esserci favoritismi (o al contrario boicottaggi) nell’assegnazione di casi o nelle rotazioni, o negli emolumenti o nelle carriere.
Chiara Simonelli, docente di Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale a “Sapienza” – Università di Roma, avverte: “Ci sono situazioni in cui una relazione sessuale è sbilanciata, ad esempio quelle in cui uno dei due soggetti coinvolti è un sottoposto. Si può essere ricattabili e spesso questo inquinamento tra privato e pubblico può portare una serie di effetti negativi. Quando si vive una fase di innamoramento o di infatuazione non si pensa molto alle conseguenze, c’è euforia e si va al lavoro con il sorriso. Ma ci sono pericolose insidie se il rapporto è sbilanciato: invidie, promozioni lampo, declassamenti e, purtroppo, licenziamenti. Episodi che poi finiscono anche in cause di lavoro. Sarebbe opportuno che le persone coinvolte in flirt con colleghi fossero più avvedute quando iniziano una relazione, devono comprendere e analizzare in maniera lucida le conseguenze e capire a cosa vanno incontro. Ma non sempre accade quando ci si innamora”.
Iniziano ad essere numerosi i casi di grandi ospedali – soprattutto statunitensi – che si dotano di un vero e proprio sistema di vigilanza e repressione delle relazioni sessuali e sentimentali tra colleghi operatori sanitari. Qualche tempo fa la rivista AMA Journal of Ethics – Virtual Mentor ha ospitato un vero e proprio dibattito, coordinato da Lisa K. Cannada riguardo alla decisione da parte della dirigenza dello Healer Hospital di applicare di una politica di “tolleranza zero” a questo riguardo: in questa struttura nessun tipo di relazione sentimentale o sessuale tra membri del personale sarà ammessa, con gravi provvedimenti in caso di violazione di questa policy, dal trasferimento di reparto al licenziamento.
“Abbiamo ricevuto lamentele molto inquietanti su medici che mostrano favoritismi nei confronti di alcune infermiere, o infermieri e medici che intrattengono interazioni distruttive a seguito di relazioni romantiche che sono andate male”, osserva il presidente dell’ospedale, il dottor Rhodes. “Questi problemi corrodono le relazioni collegiali e il lavoro di squadra e, in definitiva, sono i pazienti a soffrirne. È inaccettabile se ci impegniamo a mettere al primo posto la cura del paziente, per non parlare del morale dei nostri dipendenti e dello standard di professionalità che vogliamo mantenere”. Altri sostengono che una politica così restrittiva non fermerebbe le relazioni romantiche, ma le spingerebbe solo alla clandestinità, creando tensione tra i dipendenti costretti a nascondere le loro relazioni e i colleghi di lavoro che devono a quel punto decidere se proteggerli in violazione della politica ospedaliera o portare le loro relazioni all’attenzione dell’amministrazione.
Anche in Italia succede talvolta che una relazione sentimentale in ospedale giunga agli onori delle cronache: nel 2020 un infermiere e una cardiologa in servizio in un ospedale dell’Emilia-Romagna hanno ricevuto un richiamo disciplinare per un bacio in Unità Terapia Intensiva Coronarica (Utic) intravisto da un paziente. Commuovono invece il mondo le foto che ritraggono le tenerezze scambiatesi da Ben Cayer e Mindy Brock, infermieri anestesisti del Tampa General Hospital, il cui amore è diventato un simbolo di vita in un reparto assediato dall’incubo Covid-19 durante la fase più violenta della recente pandemia.
C’è amore e amore, a quanto pare. In corsia, come del resto altrove. L’importante però – a ben vedere – è che amore ci sia.