Il 16 aprile si è concluso Lo Spiraglio Film Festival, una rassegna cinematografica dedicata ai temi della salute mentale organizzata dall’Asl Roma 1 e dal Comune di Roma. Durante la giornata finale, svoltasi negli spazi del MAXXI, sono stati assegnati i premi ai vincitori di questa edizione. In particolare, il Premio Jorge Garcia Badaracco – Fondazione Maria Elisa Mitre per il miglior lungometraggio è andato a I sogni abitano gli alberi, esordio del regista Marco della Fonte, che racconta della storia d’amore tra Anja e Libero, due persone che vivono l’esperienza del disagio mentale alla ricerca della strada per sentirsi liberi di essere sé stessi e di amarsi. Come miglior cortometraggio è stato premiato Tre vite, di Cristina Trio e Fabio Bobbio, un breve documentario per raccontare, attraverso tre storie personali, dell’esperienza dell’inserimento eterofamiliare supportato di adulti (Iesa), ovvero un progetto di accoglienza a cui le famiglie possono aderire accogliendo in casa persone adulte con sofferenze psichiatriche. La forza di questo corto è la delicatezza con cui le vite dei tre protagonisti vengono raccontate allo scopo – perfettamente raggiunto – di abbassare le barriere e i confini che vengono alzati spesso nei confronti di chi vive in condizioni di disagio psichico.
Il festival dello Spiraglio da sempre pone una particolare attenzione anche ai temi della migrazione e della fragilità psichica che essa comporta, per questo esiste una sezione dedicata: il Premio SaMiFo (Salute Migranti Forzati), andato quest’anno a Trieste è bella di notte di Matteo Calore, Stefano Collizzolli e Andrea Segre, un documentario sui respingimenti che avvengono lungo il tratto di frontiera che separa Italia e Slovenia, respingimenti in grado di bloccare per anni le persone in un limbo di attesa e violenze. La novità di quest’anno è il Premio del pubblico, assegnato al lungometraggio Peso morto di Francesco del Grosso, in cui è rappresentata la vicenda giudiziaria di Angelo Massaro, vittima di un errore per il quale ha scontato ventuno anni di carcere; il documentario non si limita a narrare le vicende giudiziarie ma cerca di indagare il lato umano di questa storia che non finisce al momento della scarcerazione ma che anzi in quel momento comincia, costringendo Massaro a confrontarsi con uno stigma difficile da abbattere.
Infine il Premio Lo Spiraglio Fondazione Roma Solidale Onlus 2023, ogni anno assegnato a figure del mondo del cinema a cui è riconosciuta la capacità di raccontare i temi della salute e della sofferenza mentale, è stato consegnato a Roberto Andò, regista e autore del film La stranezza (2022) in cui viene messo in scena il processo creativo di Sei personaggi in cerca di autore, il dramma di Luigi Pirandello. “In tutti i miei film c’è sicuramente una riflessione ma soprattutto c’è un desiderio di comunicare attraverso le emozioni; l’unico luogo che può far circolare chi si è fermato è proprio l’emozione”, così Andò spiega l’attenzione che nel corso della sua intera carriera da cineasta ha sempre mostrato verso i temi della sofferenza e della salute mentale. Proprio nelle parole del regista si può scorgere il valore di un festival cinematografico sul mondo della salute mentale: “il cinema è un luogo dove le immagini, creando connessioni, producono anche l’auspicio di una trasformazione che è ciò che interessa di più nel caso della salute mentale”.
Durante la giornata conclusiva del festival, negli spazi aperti e luminosi del MAXXI si è riusciti a scorgere ciò che anima questo festival: la voglia di fare cultura insieme e di aprire un po’ la porta su alcuni temi che a volte vengono tenuti nascosti o su cui si volta lo sguardo. Tutto ciò è possibile non solo grazie agli sforzi di tutte le istituzioni coinvolte ma anche grazie al linguaggio cinematografico e alla sua capacità di rappresentare in modo semplice e avvicinabile storie difficili e dolorose.
Secondo lo psichiatra Giuseppe Riefolo, che a quest’edizione ha partecipato con il cortometraggio Buon compleanno, il valore aggiunto del cinema è introdurre un nuovo registro: “Alcune volte non è possibile sopravvivere mentalmente alla situazione concreta e il disagio mentale è esattamente la concretizzazione di qualcosa di doloroso che viene bloccato. Allora il cinema può introdurre un nuovo punto di vista e far vedere le cose da una diversa prospettiva. Questo cambio di prospettiva, nella mia esperienza di terapeuta, è stato fondamentale. È utile anche per i pazienti, perché possono vedere ciò che hanno fatto da spettatori e non più da attori”.
Un altro grande merito dello Spiraglio è quello di saper favorire l’incontro, in luoghi che non siano di cura, tra gli utenti dei servizi per la salute mentale, gli operatori e la società intera. Un incontro per niente scontato e che ha permesso al festival di crescere e giungere quest’anno alla sua tredicesima edizione. Il co-autore di Buon compleanno, lo psichiatra Paolo Boccara ripercorre così questo percorso: “Il festival ha avuto un’evoluzione importantissima ed è stato fondamentale per tanti motivi, intanto perché ha permesso di mettere per immagini il mondo dei servizi pubblici e dei vari contesti in cui si lavora per la salute mentale e in questo modo è riuscito a farlo conoscere anche alle persone non direttamente coinvolte. Inizialmente era riservato solo a operatori e pazienti, poi progressivamente sempre più autori, anche importanti, hanno iniziato a proporre le loro opere alla direzione del festival che così si è lentamente aperto al pubblico. È diventata quindi un’occasione per incontrare gli operatori, i pazienti e le famiglie, tutto questo grazie allo strumento del cinema”.